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Quando qualità fa sempre più rima con sostenibilità Simona Fontana (CONAI): “Crescente nelle PMI l’interesse verso l’eco-design”

Di questi tempi parlare di “buone notizie” può apparire quantomeno “insolito”, visto il continuo bombardamento mediatico su contagi, caro materie prime, sostegni alle imprese che svaniscono, ai quali si aggiunge a rendere ancora più fosco l’orizzonte, un congruo pacchetto di gravi problematiche a livello internazionale. Eppure, nonostante tutto, una “buona notizia” arriva proprio dal nostro Paese, il quale, in fatto di economia circolare riferita agli imballaggi e al packaging, si è classificato il più virtuoso a livello europeo. Infatti, per quanto riguarda il tema ambientale, cittadini ed imprese dei nostri territori sembrano aver acquisito una sensibilità non comune. Ad affermarlo è Simona Fontana responsabile del Centro Studi e dell’Area Prevenzione del CONAI, la quale porta ad esempio il successo crescente del Bando Eco-design del Consorzio, giunto alla nona edizione, con risultati interessanti per interpretazione e creatività da parte delle imprese.

Dottoressa Fontana, innanzitutto a cosa si riferisce il vostro Bando Eco-design?

Con il Bando CONAI per l’eco-design degli imballaggi nell’economia circolare ogni anno andiamo a premiare quelle imprese che hanno attivato interventi orientati alla sostenibilità ambientale riguardo ai propri imballaggi. Riutilizzo, facilitazione al riciclo, utilizzo di materie provenienti da riciclo, risparmio di materia prima, ottimizzazione della logistica e dei processi produttivi, semplificazione del sistema di imballo sono le azioni principali su cui focalizziamo la nostra attenzione per valutare al meglio il grado di impegno eco sostenibile delle aziende.

Proprio sull’impegno eco sostenibile delle imprese, dai dati emersi nelle scorse edizioni del Bando, cosa emerge?

Indubbiamente che vi è nelle imprese un interesse crescente verso le tematiche ambientali. Lo abbiamo verificato dal numero in costante aumento di imprese partecipanti e di casi presentati. Nello scorso anno abbiamo registrato l’adesione di ben 109 aziende, oltre il 16% in più rispetto al 2020 e i casi presentati erano molto interessanti e innovativi riguardo soprattutto alla composizione del packaging con materiale riciclato. Abbiamo notato come nel tempo si sia sviluppata un nuovo pensiero nella realizzazione degli imballaggi. Oggi ci si orienta di più verso contenitori riciclabili, composti di pochi materiali più facilmente separabili, per agevolarne un loro corretto smaltimento. La stessa scelta dei colori, delle colle e degli adesivi è spesso strategica per facilitare una seconda vita all’imballaggio.

L’attenzione alla sostenibilità dal punto di vista economico quanto incide sul business delle imprese?

Certo, essere sostenibili ha un costo maggiore, ma non bisogna dimenticare che l’imballaggio è un vero e proprio ambasciatore della qualità di un marchio. E’ il packaging a valorizzare il contenuto, ancor prima che ne venga testata la sua qualità. Le imprese sono da sempre consapevoli della forte leva comunicativa di un buon imballaggio, ora però, grazie ad un consumatore più sensibile alle tematiche ambientali, hanno una motivazione ulteriore per sceglierne uno non soltanto attraente, ma anche eco sostenibile, pur sapendo che questo comporta un costo maggiore sia per l’impresa che per l’acquirente. Prendiamo ad esempio, lo spreco alimentare. Da una recente indagine è emerso che un consumatore su due è disposto a pagare di più se l’alimento è confezionato in un packaging che garantisce una maggiore durata della conservazione. E inoltre, un cittadino su quattro, all’atto di fare la spesa, cerca informazioni anche sull’imballaggio come valore intrinseco al prodotto per l’attestazione della sua qualità.

Quindi, secondo Lei l’“economia circolare” oggi nei nostri territori non è più soltanto un obiettivo, ma una realtà concreta.

Direi che, per quanto riguarda il packaging, abbiamo già una buona percentuale di realtà, anche se non dobbiamo fermarci. Ci sono obiettivi importanti da raggiungere che ci detta l’agenda europea, quelli del 2025 e del 2030 riguardanti lo sviluppo sostenibile. C’è da dire però, che le imprese del nostro Paese in questi ultimi tre/quattro anni hanno acquisito una consapevolezza sempre più profonda sulla necessità di essere attori operativi della salvaguardia ambientale. Vanno alla ricerca di materiali riciclabili, di prodotti da riutilizzo e mettono in pratica dei sistemi più efficienti di imballaggio che riducono il trasporto e, di conseguenza, l’inquinamento atmosferico. Sono scelte importanti e strategiche, per le quali le Istituzioni sarebbe opportuno che creassero un contesto favorevole, magari programmando una serie di finanziamenti ad hoc come sprone ulteriore verso quella direzione.

Cos’è il CONAI?

L’acronimo CONAI sta per Consorzio Nazionale Imballaggi. Senza fini di lucro, questa organizzazione costituisce da oltre vent’anni lo strumento principale attraverso cui i produttori e gli utilizzatori di imballaggi garantiscono il raggiungimento degli obiettivi previsti dalla legge per il recupero, il riciclo e la valorizzazione dei materiali: acciaio, alluminio, carta, legno, plastica e vetro.

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