Movimento Donne Impresa

Movimento Donne Impresa palestra efficace per imprenditrici in carriera

Mirella Marenco è indubbiamente un’imprenditrice di carattere. Decisa, concreta, dal temperamento volitivo, ha scelto la sua strada professionale con grande determinazione, nonostante i suoi genitori preferissero vederla inserita nell’azienda agricola di famiglia. Giovanissima si è avventurata nel campo della moda, investendo tecnica e passione nel creare linee raffinate di lingerie in grado di esaltare al meglio la femminilità di ogni donna. La sua attività imprenditoriale è oggi una realtà consolidata, che ben coniuga la tradizione con i sistemi innovativi.

Al suo impegno nella valorizzazione della qualità artigianale, negli anni ha affiancato l’interesse per l’associazionismo, divenendo all’interno di Confartigianato Imprese Cuneo una delle dirigenti più attive. Tanti i ruoli da lei rivestiti in ambito socio-economico, tra i quali la presidenza del Movimento Donne Impresa dal 2013 al 2017. Ultima in ordine di tempo, l’esperienza di componente del Consiglio Generale della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo dal 2018 al 2020.

Che cosa ha significato per Lei essere all’interno del Consiglio di una Fondazione bancaria?

Ho provato innanzitutto un grande sentimento di orgoglio nel poter rappresentare il mondo delle imprenditrici artigiane in una realtà così strategica per il nostro territorio. Inoltre, il confronto con i colleghi consiglieri, mi ha permesso di accrescere la conoscenza della nostra provincia e le sue dinamiche di sviluppo. E’stato quindi un periodo sicuramente costruttivo, durante il quale ognuno di noi, in qualità di componente del Consiglio, ha contribuito con la sua esperienza professionale e personale all’avvio di progetti utili per far crescere la nostra comunità. Nel mio caso poi, ho fatto parte anche di due commissioni, una per il Sociale e l’altra per l’organizzazione interna alla Fondazione, che mi hanno aiutato a comprendere meglio i bisogni della collettività.  

Come Le è apparsa la Fondazione CRC, guardandola “da dentro”?

Ho conosciuto una realtà composita di grande efficacia per il nostro territorio. Ha una struttura efficiente, dinamica ed innovativa. I suoi progetti guardano sempre avanti e questa sua spinta al futuro a volte non viene immediatamente compresa neppure dalla stessa comunità. Al suo interno opera un Centro Studi di alto livello ed è in contatto con altri centri italiani di eccellenza per un monitoraggio costante ed approfondito sulle dinamiche socio-economiche e sui bisogni del territorio. La Fondazione oggi rappresenta un sostegno indispensabile per il Cuneese e per il suo sviluppo politico-sociale.

Lei è stata presidente del Movimento Donna Impresa di Confartigianato Imprese Cuneo. Che cosa significa oggi essere donna nell’ambito della rappresentanza?

Il Movimento Donne è una vera e propria palestra per il mondo delle imprenditrici. Una scuola di vita in tutti i sensi e una parentesi anche formativa che ci rende più consapevoli e determinate nel nostro lavoro. Ed è esaltante sentirsi partecipi di azioni che valorizzano idee e impegno di imprese, associazioni e cittadini. Sotto l’ottima guida di Katia Manassero, oggi il nostro Gruppo femminile rappresenta una valida opportunità di aggregazione per le donne imprenditrici che intendono divenire testimoni di quel valore femminile che nei vari ambiti politico-economico –amministrativi ancora non è sufficientemente considerato.

Secondo Lei, perché le donne ancora non riescono a rompere il famoso “soffitto di cristallo” per raggiungere posizioni apicali?

Secondo un recente report di una società internazionale di consulenza manageriale, fondata dall’attuale direttrice operativa di Facebook, Sheryl Sandbarg, a ostacolare la carriera delle donne verso il comando e la responsabilità non sarebbe solo il soffitto di cristallo, ma proprio il primo gradino del percorso lavorativo stesso. Esiste infatti un collo di bottiglia: per ogni 100 uomini, solo 72 donne vengono promosse al primo livello da manager. La maggior parte resta bloccata in ruoli inferiori. Bisognerebbe riparare questo “gradino rotto” per pensare di raggiungere la parità ai livelli più elevati. Ugualmente questo capita negli enti, istituzioni, associazioni, fondazioni, dove si parla al femminile spesso soltanto nei ruoli secondari, anche se di grande responsabilità, mentre le decisioni rimangono di appannaggio esclusivamente maschile. 

Quindi, chi sarebbero i colpevoli? Gli uomini, con la loro mentalità maschilista o la società poco propensa ad aiutare le donne?

Sicuramente entrambi non favoriscono l’escalation delle donne a ruoli apicali, ma a questi vorrei aggiungere un terzo impedimento: le donne stesse. Troppo ingabbiate dai vincoli familiari, poco propense a mettersi in gioco, talvolta dimostrandosi prive di una giusta ambizione, abbandonano i loro sogni di crescita professionale per ruoli meno impegnativi, nonostante posseggano grandi capacità e preparazione. Le donne hanno bisogno innanzitutto di credere di più in loro stesse, di abbandonare la rassegnazione alla subalternità, esaltando quel particolare intuito che le distingue dagli uomini ed è la leva più potente per salire in alto.

Infine, è necessario che si crei un ambiente in cui alle donne vengano offerti lo stesso sostegno e le stesse opportunità che da sempre sono garantiti agli uomini.