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Confartigianato Cuneo: «Nel mondo del “wedding” lo stop a causa della pandemia può costare la sopravvivenza di tante imprese artigiane»

Il grido di allarme del mondo imprenditoriale del “wedding” che domattina si leverà sulla centrale piazza Galimberti a Cuneo, sarà supportato anche da Confartigianato Imprese Cuneo.

 Da una recente indagine dell’Ufficio Studi dell’Associazione, emerge che in provincia di Cuneo operano nel settore 4543 imprese, di cui circa un migliaio associate a Confartigianato, realtà che rappresenta il maggior numero di attività imprenditoriali legate al settore “eventi e cerimonie”.

Dopo un lungo anno di stop, queste imprese si ritrovano con una perdita secca di fatturato di oltre il 90% e con l’assoluta assenza di iniziative di sostegno da parte del Governo.

Tra queste, sul territorio cuneese risultano associati a Confartigianato Cuneo 40 sartorie e aziende di abbigliamento per sposi, 137 tipografie, 462 saloni di acconciature, 104 saloni di estetica, 38 laboratori fotografici e videomaker, 24 laboratori orafi, 150 tra esperti di catering, cuochi e pasticceri e oltre 200 aziende artigiane dei settori artistici legati all’oggettistica. 

Un esercito di imprese “eccellenti” che offrono la loro indiscussa professionalità per creare situazioni ed eventi “unici”, così come è unico il valore dei loro manufatti e della loro esperienza. 

«È un mondo molto professionale e creativo – evidenzia Giorgio Felici, vicepresidente vicario di Confartigianato Imprese Cuneo e presidente di Confartigianato Piemonte – espressione della nostra migliore tradizione artigianale. Merita più attenzione e soprattutto aiuti finanziari certi e consoni alle reali perdite del fatturato. Programmare una cerimonia significa partire con il lavoro alcuni mesi prima della data dell’evento, con costi immediati e personale impiegato. Anche in una auspicabile imminente ripartenza, i tempi per riavviare il business sarebbero comunque piuttosto lunghi. Ad oggi, queste imprese si ritrovano senza programmazione e con all’orizzonte un futuro alquanto incerto che si sta perpetrando da troppo tempo. Se non si interviene rapidamente, rischiamo di perdere un’importante eccellenza nei settori del bello e del ben fatto, da sempre considerata uno dei fiori all’occhiello del nostro Paese».