Comunicati Stampa

Confartigianato Cuneo difende la qualità certificata dei manufatti

Bene al marchio De.Co. per i prodotti del comune di Cuneo e alla bocciatura UE per l’etichetta “a semaforo”

Nell’agroalimentare qualità fa rima con Italianità, e secondo gli ultimi dati dell’Ufficio Studi di Confartigianato, anche con Cuneesità. A dirlo non siamo solo noi, cittadini della Granda, presi da puro spirito campanilistico, ma sono i numeri che, con il loro rigore matematico, delineano una terra ricca non soltanto di storia, di monumenti, di bellezze paesaggistiche ed architettoniche, ma in particolare di prodotti e sapori alimentari di eccezionale livello qualitativo, riconosciuti ed apprezzati nel mondo.

Un’eccellenza che va sempre più difesa contro le contraffazioni sia per tutelare il consumatore, sia per agevolare sui mercati quelle imprese che lavorano investendo nella qualità e salubrità delle loro produzioni.

Dopo il recente ok della Camera riguardante la proposta di legge riguardante la tracciabilità dei prodotti,  che ne andrebbe a rendere trasparente l’origine, sull’identificazione della qualità punta anche il comune di Cuneo, il quale sta camminando a passo spedito, di concerto con le Associazioni di categoria, verso la definizione del marchio De.Co per le produzioni agroalimentari del territorio.

E anche in questo caso, i numeri sono esemplificativi di un’eccellenza che non è solo impegno, ma passione e tradizione del “fare bene”. La provincia di Cuneo, infatti,  con 17 produzioni DOP e IGP, si posiziona al terzo posto nazionale per prodotti di qualità certificata.

«Fare qualità è nel nostro DNA – dichiara Anna Maria Sepertino, rappresentante degli Alimentaristi di Confartigianato Imprese Cuneo – Siamo nati e cresciuti in una terra che da sempre trae ispirazione dall’operosità e del lavoro altamente qualificato ne fa la sua bandiera. Ben vengano, quindi, iniziative che puntino a certificare l’origine e la qualità della nostra manifattura e a promuovere la trasparenza dell’informazione ai consumatori».

D’altra parte è proprio nella qualità dei prodotti che il nostro Paese si distingue sui mercati e si conquista il podio a livello internazionale: con 283 prodotti contraddistinti dai marchi DOP, IGP e STG è il primo tra i 26 paesi europei per specialità agroalimentari italiane riconosciute e tutelate dell’UE, davanti a Francia (228), Spagna (190), Portogallo (134) e Grecia (103).

«L’approvazione in Europa del “made in”  – commenta Luca Crosetto, vice presidente UEAPME (Unione Europea dell’artigianato e delle piccole e medie imprese) e vice presidente vicario di Confartigianato Imprese Cuneo – è diventato un imperativo per il nostro Paese, che nel contesto europeo rappresenta un “unicum”. L’attenzione alla qualità che viene applicata dalle nostre imprese nella filiera agroalimentare, partendo dalla terra fino alla tavola, è un valore che deve essere pienamente recepito dal mercato e dal consumatore. Soltanto con l’evidenza del “made in Italy” e con l’utilizzo di marchi specifici che certifichino la qualità, possiamo garantire i nostri prodotti contro le imitazioni».

Sul tema della qualità e della salubrità si è espresso proprio in questi giorni il Parlamento europeo con la bocciatura dell’etichetta “a semaforo” sugli alimenti, voluta dalla Gran Bretagna. Una decisione fortemente caldeggiata dalla Confartigianato che da sempre lavora a fianco delle imprese per la difesa delle eccellenze alimentari del nostro territorio.

«Classificare gli alimenti soltanto in base al loro contenuto di sale, zucchero e grassi – sottolinea Crosetto – significa penalizzare molti cibi della dieta mediterranea. In realtà non esistono cibi buoni o cattivi ma soltanto diete più o meno equilibrate, sulla base di come gli alimenti vengono associati tra di loro, secondo le abitudini e le tradizioni dei diversi Paesi. Qualità e salubrità danno i migliori risultati sulla nostra salute solo se sono accompagnate da equilibrio e  moderazione.  Non dimentichiamo poi, l’impatto economico che si provocherebbe l’applicazione delle soglie dei profili nutrizionali: sarebbe a rischio l’intera filiera agroalimentare italiana (formaggi, carni, dolci, e in generale prodotti tipici con marchio di qualità Dop, Igp, Stg) la quale, soltanto nell’artigianato, conta 91.000 imprese con 160.000 addetti».

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