Un gesto naturale, ma di fondamentale importanza per mamma e neonato

 

Ogni anno dall’1 al 7 ottobre si celebra la Settimana mondiale per l’allattamento. Il motto per il  2018 è: “Allattamento: base per la vita”. L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda l’allattamento al seno fino al 6° mese di vita, consigliando di proseguire, con l’introduzione di alimenti complementari, fino ai 2 anni di vita.

 

È davvero così importante?

Le caratteristiche del latte materno sono uniche: ricco di anticorpi protegge dalle infezioni e addirittura previene la sindrome della morte improvvisa del lattante (SIDS), è un investimento per la salute futura dell’adulto che diverrà perché previene le allergie, le malattie cardiovascolari, il diabete, e l’obesità. È  l’alimento per eccellenza che meglio soddisfa le esigenze nutrizionali del piccolo perché è il più completo e il più prezioso ed è un alimento che possiamo definire “vivo”, infatti si modifica in base alla crescita del neonato. Altra caratteristica da non sottovalutare è l’essere un alimento a “centimetri zero”, rappresenta un tipo di alimentazione sostenibile e rispettosa dell’ambiente.

 

L’allattamento, però, è importante anche per la mamma: nell’immediato post parto previene l’emorragia, favorisce una più rapida involuzione uterina, riduce il rischio di cancro al seno e alle ovaie e chi allatta è meno esposta alla depressione post-partum.

Non si devono sottovalutare le “problematiche“ correlate. Ragadi, ingorghi mammari e mastiti, per citarne alcuni, sono tra le situazioni che possono disturbare l’allattamento. Inoltre, i neonati sono molto richiedenti tanto che sono fisiologiche dalle 8 alle 12 poppate nell’arco della giornata. È facile capire che le mamme avranno bisogno di una cerchia famigliare di sostegno, ma ci si può far aiutare anche da operatori sanitari: esistono dei punti di sostegno allattamento presso i consultori familiari, dove la mamma viene presa in carico, supportata e consigliata correttamente.