Comunicati Stampa

Il ruolo dell’artigianato per l’economia italiana ed europea

Luca Crosetto, Confartigianato: “Le PMI significano occupazione e crescita”

L’avvio del semestre italiano di presidenza della UE induce a opportune riflessioni sulla situazione economica nostrana, inquadrata nel macro contesto europeo, e su ruolo e importanza che le piccole e medie imprese rivestono a livello nazionale e comunitario.

Approfondiamo l’argomento con Luca Crosetto, imprenditore di Marene nel settore delle macchine ed attrezzature agricole, vice presidente provinciale vicario di Confartigianato Imprese Cuneo e da qualche mese rappresentante del mondo dell’artigianato italiano in Europa, in quanto nominato vice presidente dell’UEAPME (Unione Europea dell’Artigianato e delle Piccole e Medie Imprese).

«Il valore e la rilevanza delle piccole imprese è evidente. – spiega Crosetto – Nell’UE le imprese sono oltre 20 milioni, di queste il 99,8% sono PMI. A chi in passato ha dichiarato che parte dei problemi italiani erano causati dalle piccole dimensioni delle nostre aziende, bisognerebbe evidenziare come in Europa ci siano solamente 43.700 imprese con più di 250 dipendenti, e oltre 19 milioni che occupano meno di 10 persone».

Oltre a rappresentare la quasi totalità delle imprese, le PMI costituiscono anche un importate baluardo a sostegno dell’occupazione: negli ultimi dieci anni, infatti, hanno creato l’80% dei nuovi posti di lavoro.

«La crisi attuale – aggiunge Crosetto – ha dimostrato ancora una volta che le PMI agiscono come un tampone importante nelle recessioni economiche e che sono molto più restie a licenziare i dipendenti in tempi difficili. L’artigianato e le PMI, inoltre, svolgono un ruolo centrale anche nel fornire istruzione e formazione professionale sul posto di lavoro, due fattori di grande rilevanza per la transizione dalla scuola al mondo del lavoro e per garantire una forza lavoro qualificata, soprattutto in un periodo di alta disoccupazione giovanile».

Con queste premesse, l’UEAPME e più in generale il mondo della rappresentanza imprenditoriale delle piccole imprese, ha sviluppato un programma di politiche economiche per valorizzare il ruolo dell’artigianato e delle PMI quali creatori di occupazione e garanzia per la crescita, il benessere e la stabilità dei paesi europei.

«Se è vero – prosegue Crosetto – che l’attuale crisi economica è stata causata da diversi fattori esterni, bisogna avere la lucidità di ammettere che tale situazione è stata aggravata anche da sviluppi riconducibili alla gestione interna. Per riportare l’Europa su un percorso di crescita abbiamo quindi proposto soluzioni maggiormente incentrate su competitività, crescita e creazione di posti di lavoro. In questo complesso quadro occorre “più equilibrio”: è indispensabile individuare la giusta combinazione tra la riduzione degli squilibri economici e fiscali e gli incentivi per attrarre investimenti privati».

«In sintesi, – spiega Crosetto – il semestre costituisce certamente un momento importante e una reale occasione per il nostro Paese: presiederlo significa avere il coordinamento delle riunioni ministeriali ed informali che decidono la regolamentazione nei settori di intervento dell’Unione, definendo l’agenda degli incontri e fissandone le priorità. Ciò assume una rilevanza particolare se ricordiamo che circa il 75% della legislazione nazionale è di derivazione comunitaria. Ecco perché due saranno i prossimi obiettivi sui quali il sistema Confartigianato, ad ogni livello, andrà a confermare il suo impegno sindacale. Innanzitutto, qui in Italia, spingere affinché il nostro Governo si faccia carico delle istanze del tessuto imprenditoriale italiano. In seconda battuta, “su a Bruxelles”, attraverso organismi come appunto l’UEAPME, andare ad interfacciarsi con il neo insediato parlamento, e relative commissioni, ed intercettare così possibili problematiche, ma anche auspicabili opportunità di sviluppo, per ridare fiducia a tutti quegli piccoli e medi imprenditori che, in questa lunga crisi, hanno sostenuto l’intero Sistema economico nazionale».

«Due le parole chiave – conclude Crosetto – sulle quali concentrarsi: “made in” e “manifattura”. In primis, occorre valorizzare ulteriormente l’identificazione dell’origine dei prodotti e delle lavorazioni: il mondo cerca, e ci invidia, il nostro “made in Italy” ed i consumatori sono disposti a pagare un premium price pur di avere un prodotto fatto in Italia, a regola d’arte. Del resto, in base a una ricerca del nostro Ufficio studi, risulta che 1 cittadino europeo su 3, vale a dire 130 milioni di persone nella Ue, sceglie cosa acquistare sulla base dell’origine dei prodotti riportati in etichetta. In Italia l’attenzione all’origine dei prodotti riguarda 25 milioni di persone. E poi, ripartire dal manifatturiero per rilanciare la crescita: il nostro modello di sviluppo non può prescindere dalla piccola imprenditoria della manifattura, quella che non delocalizza e contribuisce a preservare il tessuto produttivo e il territorio ad esso collegato».

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